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2021

Navdanya (9 semi)

staccando l'ombra da terra

980°

2020

Lo spettro di Malthus - solo show

Germinal

paradossi dell'abbondanza

2019

canto libero

SOFFERTE ONDE SERENE

2018

voce del verbo avere - solo show

opera viva

2017

Fil de sëida

Schuld

velme - solo show

2016

Made in Italy

Forza Lavoro - solo show

2015

Un caso

Stilleven

Liberamente tratto da

2014

H317 - Può provocare una reazione- solo show

Un milione di alberi sacri e nessun dio

Rette incidenti

2013

Con la cultura non si mangia

Io in testa

M.

Aqua Micans - Hotel delle palme - solo show

2012

Capienza massima meno uno

Ginnastica dei ciechi la corsa al cerchio - solo show

Viaggio intorno alla mia camera

2011

Rada - solo show

tragedia in atto

Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia (2009 - 2011)

2010

Quando la strada guarda il cielo

Forever Overhead - solo show

2009

Pier Paolo Pasolini 2009

In love we trust

From here to Eternit

2008

Ground cover

My no man's land - solo show

2007

Bianca e il suo contrario - solo show

2006

(Pausa). Che tempo che fa? Lo stesso di sempre...

Talk to me

tanatosi - solo show

2005

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

2002

Efi

2001

59 Passi

Ad occhi aperti!

LO SPETTRO DI MALTHUS, 2020, mostra personale, Museo MA*GA, Gallarate; a cura di Matteo Lucchetti, foto di Renato Ghiazza / THE SPECTRE OF MALTHUS, 2020, solo show, Museo MA*GA, Gallarate; curated by Matteo Lucchetti, photo by Renato Ghiazza

Le motivazioni che hanno portato Marzia Migliora a esplorare le contraddizioni insite nei modelli produttivi agricoli industrializzati, o le pratiche estrattive intensive del capitalismo neoliberale, sono infatti ancorate alla convinzione - fortunatamente sempre più condivisa - che i paradigmi sui quali si basa l'esistenza del mondo industrializzato che conosciamo siano alla radice delle emergenze, presenti e future, che il genere umano si sta progressivamente trovando ad affrontare. Le emanazioni del progetto riguardano principalmente tre ambiti del lavoro dell'artista, che nella mostra occupano tre macro-aree scandite da una linea temporale che segue la crescita demografica dal 1790 - decennio in cui Malthus pubblica il suo saggio - al 2100, anno in cui gli studiosi individuano il picco massimo della popolazione del pianeta (11 miliardi di persone). La linea è esemplificata da una grande tenda in stoffa ecologica trasparente, che permette di intravedere i lavori attraverso tre tipologie di reti impresse sul tessuto. Ancor prima di entrare nella mostra si è accolti da un'opera che quasi blocca il passaggio verso lo spazio espositivo. M.L.
LO SPETTRO DI MALTHUS_magazine_2020
http://www.museomaga.it/en/mostre/164/Marzia_Migliora__Lo_spettro_di_Malthus
https://vanabbemuseum.nl/en/research/research-programme/marzia-migliora-the-spectre-of-malthus/
https://www.artforum.com/interviews/marzia-migliora-on-extractive-capitalism-and-the-agrarian-imaginary-84305



Lo Spettro di Malthus è un progetto dell'artista Marzia Migliora, promosso da MA*GA Museo Arte Gallarate, a cura di Matteo Lucchetti, realizzato grazie al sostegno di Italian Council (6. Edizione, 2019), programma di promozione di arte contemporanea nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.




The reasons why Marzia Migliora has decided to explore the contradictions intrinsic in industrialised agricultural production models and the intensive extractive practices of neoliberal capitalism are in fact anchored in the conviction - fortunately increasingly shared - that the paradigms on which the industrial world as we know it is based are at the root of the emergencies, past and future, that humankind is progressively having to address. The offshoots of the project mainly concern three ambits of the artist's work, which in the exhibition occupy three macro-areas marked by a timeline that follows demographic growth from 1790 - the decade in which Malthus published his essay - to 2100, the year scholars identify as the spike of population on the planet (11 billion people). The line is exemplified by a large curtain made of ecological material, on which are printed three typologies of nets through which it is possible to glimpse the works on show. M.L.
THE SPECTRE OF MALTHUS_MAGAZINE_2020
https://vanabbemuseum.nl/en/research/research-programme/marzia-migliora-the-spectre-of-malthus/
https://www.artforum.com/interviews/marzia-migliora-on-extractive-capitalism-and-the-agrarian-imaginary-84305

The Spectre of Malthus, by the artist Marzia Migliora, is a project promoted by MA*GA Museo Arte Gallarate, curated by Matteo Lucchetti, created thanks to the support of Italian Council (6. Edition, 2019), a contemporary art promotion program of the Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (General Directorate for Contemporary Creativity of the Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism).

PREY, 2020. Blocco di salgemma 45 x 45 x 45 cm, arpione 200 cm, corda, teca vittoriana, 290 x 193 x 84 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate, foto di Renato Ghiazza / Rock salt block 45 x 45 x 45, harpoon 200 cm. Victorian museum display cabinet, 190 x 180 x 180 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate, photo by Renato Ghiazza

PREY (preda), una teca museale d'epoca vittoriana contenente un blocco di sale arpionato come fosse il dorso di una balena. In questa immagine apparentemente semplice si anticipa la responsabilità storica dell'esposizione come dispositivo di affermazione del potere e delle sue conquiste. Il sale, elemento portante di tutta la mostra, è sintesi di estrazione mineraria, di necessario nutrimento, e qui, nello specifico, è simulacro del mare, inteso, nella sua cristallizzazione, come spazio primordiale di vita. M.L.


PREY and it takes the form of a Victorian museum display cabinet containing a block of salt harpooned as if it were the back of a whale. This apparently simple image anticipates the historical responsibility of display as a device for affirming power and its conquests. Salt, the leitmotiv of the whole exhibition, is a synthesis of mineral extraction and necessary nutrition. Here, more specifically, it is a simulacrum of the sea, seen, in its crystallisation, as a primordial space of life. M.L.

PREY, 2020. Blocco di salgemma 45 x 45 x 45 cm, arpione 200 cm, corda, teca vittoriana, 290 x 193 x 84 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate, foto di Renato Ghiazza / Rock salt block 45 x 45 x 45, harpoon 200 cm. Victorian museum display cabinet, 190 x 180 x 180 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate, photo by Renato Ghiazza

PREY, (preda), una teca museale d'epoca vittoriana contenente un blocco di sale arpionato come fosse il dorso di una balena. In questa immagine apparentemente semplice si anticipa la responsabilità storica dell'esposizione come dispositivo di affermazione del potere e delle sue conquiste. Il sale, elemento portante di tutta la mostra, è sintesi di estrazione mineraria, di necessario nutrimento, e qui, nello specifico, è simulacro del mare, inteso, nella sua cristallizzazione, come spazio primordiale di vita. M.L.


PREY and it takes the form of a Victorian museum display cabinet containing a block of salt harpooned as if it were the back of a whale. This apparently simple image anticipates the historical responsibility of display as a device for affirming power and its conquests. Salt, the leitmotiv of the whole exhibition, is a synthesis of mineral extraction and necessary nutrition. Here, more specifically, it is a simulacrum of the sea, seen, in its crystallisation, as a primordial space of life. M.L.

LA GABBIA, 2019-2020. Elementi in ferro e legno, paglia, paraocchi, scatola per diorami, blocco di sale inciso, ferro e coda di cavallo, 265 x 300 x 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE CAGE, 2019-2020. Iron and wood elements, straw, blinders, diorama box, engraved salt block, horseshoe and horse tail, 265 x 300 x 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

LA GABBIA affronta alcuni dei temi che hanno informato tutto il progetto, smaterializzando un box per cavalli e riducendolo ai suoi elementi essenziali per parlare della domesticazione come forma di sfruttamento dei corpi e modello estrattivo intensivo a fini agricoli e alimentari. Al visitatore è richiesto di completare, con il proprio ingresso all'interno del box per equini, la forma spettrale di un cavallo da tiro, di cui sono presenti solo alcune componenti anatomiche. Avvicinando lo sguardo verso il paraocchi/paraorecchie si accede a un visore monoculare che permette di immergersi in un diorama teatrale che mostra un paesaggio di flora e fauna, popolato di capi di stato, composto dall'artista a partire unicamente da riproduzioni di immagini estrapolate da centinaia di banconote provenienti da tutto il mondo. A sottolineare che l'antropizzazione selvaggia del pianeta è passata attraverso una conquista capitalistica degli spazi e delle risorse, in un'idea onnipotente di espansione dei profitti, con l'unico risultato di rendere altre specie, e noi stessi, prigionieri, chiusi in una gabbia/modello di vita costruito da noi stessi. M.L.




THE CAGE which addresses the themes that have informed the whole project, dematerialises a horsebox to its bare essentials to speak about domestication as a form of exploitation of bodies and an intensive extractive model for agricultural and food purposes. On entering the horsebox, the visitor is asked to take on the spectral form of a carthorse, only some of whose anatomic components are featured. The blinkers/earflaps incorporate a monocular visor which immerses the visitor in a theatrical diorama showing a landscape of flora and fauna, populated by heads of state, composed by the artist exclusively with reproductions of images extrapolated from hundreds of bank notes from all over the world. The work underlines how indiscriminate transformation of the natural environment to meet human needs has involved a capitalistic conquest of spaces and resources as part of an omnipotent idea of profit expansion whose sole outcome is that of making other species, and ourselves, prisoners, trapped in a cage-cum-life model of our own creation. M.L.



LA GABBIA, 2019-2020. Elementi in ferro e legno, paglia, paraocchi, scatola per diorami, blocco di sale inciso, ferro e coda di cavallo, 265 x 300 x 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE CAGE, 2019-2020. Iron and wood elements, straw, blinders, diorama box, engraved salt block, horseshoe and horse tail, 265 x 300 x 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

LA GABBIA affronta alcuni dei temi che hanno informato tutto il progetto, smaterializzando un box per cavalli e riducendolo ai suoi elementi essenziali per parlare della domesticazione come forma di sfruttamento dei corpi e modello estrattivo intensivo a fini agricoli e alimentari. Al visitatore è richiesto di completare, con il proprio ingresso all'interno del box per equini, la forma spettrale di un cavallo da tiro, di cui sono presenti solo alcune componenti anatomiche. Avvicinando lo sguardo verso il paraocchi/paraorecchie si accede a un visore monoculare che permette di immergersi in un diorama teatrale che mostra un paesaggio di flora e fauna, popolato di capi di stato, composto dall'artista a partire unicamente da riproduzioni di immagini estrapolate da centinaia di banconote provenienti da tutto il mondo. A sottolineare che l'antropizzazione selvaggia del pianeta è passata attraverso una conquista capitalistica degli spazi e delle risorse, in un'idea onnipotente di espansione dei profitti, con l'unico risultato di rendere altre specie, e noi stessi, prigionieri, chiusi in una gabbia/modello di vita costruito da noi stessi. M.L.

THE CAGE which addresses the themes that have informed the whole project, dematerialises a horsebox to its bare essentials to speak about domestication as a form of exploitation of bodies and an intensive extractive model for agricultural and food purposes. On entering the horsebox, the visitor is asked to take on the spectral form of a carthorse, only some of whose anatomic components are featured. The blinkers/earflaps incorporate a monocular visor which immerses the visitor in a theatrical diorama showing a landscape of flora and fauna, populated by heads of state, composed by the artist exclusively with reproductions of images extrapolated from hundreds of bank notes from all over the world. The work underlines how indiscriminate transformation of the natural environment to meet human needs has involved a capitalistic conquest of spaces and resources as part of an omnipotent idea of profit expansion whose sole outcome is that of making other species, and ourselves, prisoners, trapped in a cage-cum-life model of our own creation. M.L.



LA GABBIA, 2019-2020. Elementi in ferro e legno, paglia, paraocchi, scatola per diorami, blocco di sale inciso, ferro e coda di cavallo, 265 x 300 x 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE CAGE, 2019-2020. Iron and wood elements, straw, blinders, diorama box, engraved salt block, horseshoe and horse tail, 265 x 300 x 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

LA GABBIA affronta alcuni dei temi che hanno informato tutto il progetto, smaterializzando un box per cavalli e riducendolo ai suoi elementi essenziali per parlare della domesticazione come forma di sfruttamento dei corpi e modello estrattivo intensivo a fini agricoli e alimentari. Al visitatore è richiesto di completare, con il proprio ingresso all'interno del box per equini, la forma spettrale di un cavallo da tiro, di cui sono presenti solo alcune componenti anatomiche. Avvicinando lo sguardo verso il paraocchi/paraorecchie si accede a un visore monoculare che permette di immergersi in un diorama teatrale che mostra un paesaggio di flora e fauna, popolato di capi di stato, composto dall'artista a partire unicamente da riproduzioni di immagini estrapolate da centinaia di banconote provenienti da tutto il mondo. A sottolineare che l'antropizzazione selvaggia del pianeta è passata attraverso una conquista capitalistica degli spazi e delle risorse, in un'idea onnipotente di espansione dei profitti, con l'unico risultato di rendere altre specie, e noi stessi, prigionieri, chiusi in una gabbia/modello di vita costruito da noi stessi. M.L.





THE CAGE which addresses the themes that have informed the whole project, dematerialises a horsebox to its bare essentials to speak about domestication as a form of exploitation of bodies and an intensive extractive model for agricultural and food purposes. On entering the horsebox, the visitor is asked to take on the spectral form of a carthorse, only some of whose anatomic components are featured. The blinkers/earflaps incorporate a monocular visor which immerses the visitor in a theatrical diorama showing a landscape of flora and fauna, populated by heads of state, composed by the artist exclusively with reproductions of images extrapolated from hundreds of bank notes from all over the world. The work underlines how indiscriminate transformation of the natural environment to meet human needs has involved a capitalistic conquest of spaces and resources as part of an omnipotent idea of profit expansion whose sole outcome is that of making other species, and ourselves, prisoners, trapped in a cage-cum-life model of our own creation. M.L.



LA GABBIA, 2019-2020. Elementi in ferro e legno, paglia, paraocchi, scatola per diorami, blocco di sale inciso, ferro e coda di cavallo, 265 x 300 x 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE CAGE, 2019-2020. Iron and wood elements, straw, blinders, diorama box, engraved salt block, horseshoe and horse tail, 265 x 300 x 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

LA GABBIA affronta alcuni dei temi che hanno informato tutto il progetto, smaterializzando un box per cavalli e riducendolo ai suoi elementi essenziali per parlare della domesticazione come forma di sfruttamento dei corpi e modello estrattivo intensivo a fini agricoli e alimentari. Al visitatore è richiesto di completare, con il proprio ingresso all'interno del box per equini, la forma spettrale di un cavallo da tiro, di cui sono presenti solo alcune componenti anatomiche. Avvicinando lo sguardo verso il paraocchi/paraorecchie si accede a un visore monoculare che permette di immergersi in un diorama teatrale che mostra un paesaggio di flora e fauna, popolato di capi di stato, composto dall'artista a partire unicamente da riproduzioni di immagini estrapolate da centinaia di banconote provenienti da tutto il mondo. A sottolineare che l'antropizzazione selvaggia del pianeta è passata attraverso una conquista capitalistica degli spazi e delle risorse, in un'idea onnipotente di espansione dei profitti, con l'unico risultato di rendere altre specie, e noi stessi, prigionieri, chiusi in una gabbia/modello di vita costruito da noi stessi. M.L.





THE CAGE which addresses the themes that have informed the whole project, dematerialises a horsebox to its bare essentials to speak about domestication as a form of exploitation of bodies and an intensive extractive model for agricultural and food purposes. On entering the horsebox, the visitor is asked to take on the spectral form of a carthorse, only some of whose anatomic components are featured. The blinkers/earflaps incorporate a monocular visor which immerses the visitor in a theatrical diorama showing a landscape of flora and fauna, populated by heads of state, composed by the artist exclusively with reproductions of images extrapolated from hundreds of bank notes from all over the world. The work underlines how indiscriminate transformation of the natural environment to meet human needs has involved a capitalistic conquest of spaces and resources as part of an omnipotent idea of profit expansion whose sole outcome is that of making other species, and ourselves, prisoners, trapped in a cage-cum-life model of our own creation. M.L.



LA GABBIA, 2019-2020. Elementi in ferro e legno, paglia, paraocchi, scatola per diorami, blocco di sale inciso, ferro e coda di cavallo, 265 x 300 x 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE CAGE, 2019-2020. Iron and wood elements, straw, blinders, diorama box, engraved salt block, horseshoe and horse tail, 265 x 300 x 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

LA GABBIA affronta alcuni dei temi che hanno informato tutto il progetto, smaterializzando un box per cavalli e riducendolo ai suoi elementi essenziali per parlare della domesticazione come forma di sfruttamento dei corpi e modello estrattivo intensivo a fini agricoli e alimentari. Al visitatore è richiesto di completare, con il proprio ingresso all'interno del box per equini, la forma spettrale di un cavallo da tiro, di cui sono presenti solo alcune componenti anatomiche. Avvicinando lo sguardo verso il paraocchi/paraorecchie si accede a un visore monoculare che permette di immergersi in un diorama teatrale che mostra un paesaggio di flora e fauna, popolato di capi di stato, composto dall'artista a partire unicamente da riproduzioni di immagini estrapolate da centinaia di banconote provenienti da tutto il mondo. A sottolineare che l'antropizzazione selvaggia del pianeta è passata attraverso una conquista capitalistica degli spazi e delle risorse, in un'idea onnipotente di espansione dei profitti, con l'unico risultato di rendere altre specie, e noi stessi, prigionieri, chiusi in una gabbia/modello di vita costruito da noi stessi. M.L.

THE CAGE which addresses the themes that have informed the whole project, dematerialises a horsebox to its bare essentials to speak about domestication as a form of exploitation of bodies and an intensive extractive model for agricultural and food purposes. On entering the horsebox, the visitor is asked to take on the spectral form of a carthorse, only some of whose anatomic components are featured. The blinkers/earflaps incorporate a monocular visor which immerses the visitor in a theatrical diorama showing a landscape of flora and fauna, populated by heads of state, composed by the artist exclusively with reproductions of images extrapolated from hundreds of bank notes from all over the world. The work underlines how indiscriminate transformation of the natural environment to meet human needs has involved a capitalistic conquest of spaces and resources as part of an omnipotent idea of profit expansion whose sole outcome is that of making other species, and ourselves, prisoners, trapped in a cage-cum-life model of our own creation. M.L.



LO SPETTRO DI MALTHUS, 2020. Video installazione di realtà virtuale, suono ASMR, colore, animazione, 4'30'', dispositivo Oculus, sale, sgabello, vasca, ø 250 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE SPECTRE OF MALTHUS, 2020. Virtual reality video installation, ASMR sound, color, animation, 4'30'', Oculus virtual reality device, salt, stool, tank, ø 250 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

Situazioni paradossali e immaginifiche, ci permettono in quest'ultima sua opera, LO SPETTRO DI MALTHUS, di scendere nelle profondità di una miniera di sale per guardare in faccia le logiche insensate che governano il nostro rapporto con le altre specie. Un viaggio che è una presa di coscienza rispetto al nostro essere al mondo, specie tra le specie, senza più il fantasma del dominio sul resto del pianeta, inteso come risorsa inesauribile a disposizione della crescita esponenziale di una piccola parte di popolazione mondiale. Ma gli spettri che agiscono da epoche passate sul nostro presente sono molteplici e, tra questi, il principio di colonialità è probabilmente l'eredità dei tempi moderni che raggruppa tutte quelle altrettanto spettrali sperequazioni e ineguaglianze che continuano a esercitarsi su ambiente, risorse e corpi, umani e non. M.L.




THE SPECTRE OF MALTHUS, take us down into the depths of a salt mine to look the pointless logics that govern our relationship with other species in the face. The journey is a realisation of our being in the world, a species among other species, no longer with the phantom of domination over the rest of the planet, seen as an inexhaustible resource for the exponential growth of a small part of the world population. But the spectres from past eras that act on our present are many and various and, of these, the principle of coloniality is probably the legacy of modern times that brings together all the equally spectral imbalances and inequalities that continue to impinge upon the environment, resources and bodies, human and otherwise. M. L.


LO SPETTRO DI MALTHUS, 2020. Video installazione di realtà virtuale, suono ASMR, colore, animazione, 4'30'', dispositivo Oculus, sale, sgabello, vasca, ø 250 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / THE SPECTRE OF MALTHUS, 2020. Virtual reality video installation, ASMR sound, color, animation, 4'30'', Oculus virtual reality device, salt, stool, tank, ø 250 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Photo by Renato Ghiazza

Situazioni paradossali e immaginifiche, ci permettono in quest'ultima sua opera, LO SPETTRO DI MALTHUS, di scendere nelle profondità di una miniera di sale per guardare in faccia le logiche insensate che governano il nostro rapporto con le altre specie. Un viaggio che è una presa di coscienza rispetto al nostro essere al mondo, specie tra le specie, senza più il fantasma del dominio sul resto del pianeta, inteso come risorsa inesauribile a disposizione della crescita esponenziale di una piccola parte di popolazione mondiale. Ma gli spettri che agiscono da epoche passate sul nostro presente sono molteplici e, tra questi, il principio di colonialità è probabilmente l'eredità dei tempi moderni che raggruppa tutte quelle altrettanto spettrali sperequazioni e ineguaglianze che continuano a esercitarsi su ambiente, risorse e corpi, umani e non. M. L.





THE SPECTRE OF MALTHUS, take us down into the depths of a salt mine to look the pointless logics that govern our relationship with other species in the face. The journey is a realisation of our being in the world, a species among other species, no longer with the phantom of domination over the rest of the planet, seen as an inexhaustible resource for the exponential growth of a small part of the world population. But the spectres from past eras that act on our present are many and various and, of these, the principle of coloniality is probably the legacy of modern times that brings together all the equally spectral imbalances and inequalities that continue to impinge upon the environment, resources and bodies, human and otherwise. M. L.



LO SPETTRO DI MALTHUS, 2020. Frame video, video in realtà virtuale, suono ASMR, colore, animazione, 4'30'' / THE SPECTRE OF MALTHUS, 2020. Video frame, VR video, color, ASMR sound, animation, 4'30''

Situazioni paradossali e immaginifiche, ci permettono in quest'ultima sua opera, LO SPETTRO DI MALTHUS, di scendere nelle profondità di una miniera di sale per guardare in faccia le logiche insensate che governano il nostro rapporto con le altre specie. Un viaggio che è una presa di coscienza rispetto al nostro essere al mondo, specie tra le specie, senza più il fantasma del dominio sul resto del pianeta, inteso come risorsa inesauribile a disposizione della crescita esponenziale di una piccola parte di popolazione mondiale. Ma gli spettri che agiscono da epoche passate sul nostro presente sono molteplici e, tra questi, il principio di colonialità è probabilmente l'eredità dei tempi moderni che raggruppa tutte quelle altrettanto spettrali sperequazioni e ineguaglianze che continuano a esercitarsi su ambiente, risorse e corpi, umani e non. M. L.




THE SPECTRE OF MALTHUS, take us down into the depths of a salt mine to look the pointless logics that govern our relationship with other species in the face. The journey is a realisation of our being in the world, a species among other species, no longer with the phantom of domination over the rest of the planet, seen as an inexhaustible resource for the exponential growth of a small part of the world population. But the spectres from past eras that act on our present are many and various and, of these, the principle of coloniality is probably the legacy of modern times that brings together all the equally spectral imbalances and inequalities that continue to impinge upon the environment, resources and bodies, human and otherwise. M. L.

LO SPETTRO DI MALTHUS, 2020. Frame video, video in realtà virtuale, suono ASMR, colore, animazione, 4'30'' / THE SPECTRE OF MALTHUS, 2020. Video frame, VR video, color, ASMR sound, animation, 4'30''

Situazioni paradossali e immaginifiche, ci permettono in quest'ultima sua opera, LO SPETTRO DI MALTHUS, di scendere nelle profondità di una miniera di sale per guardare in faccia le logiche insensate che governano il nostro rapporto con le altre specie. Un viaggio che è una presa di coscienza rispetto al nostro essere al mondo, specie tra le specie, senza più il fantasma del dominio sul resto del pianeta, inteso come risorsa inesauribile a disposizione della crescita esponenziale di una piccola parte di popolazione mondiale. Ma gli spettri che agiscono da epoche passate sul nostro presente sono molteplici e, tra questi, il principio di colonialità è probabilmente l'eredità dei tempi moderni che raggruppa tutte quelle altrettanto spettrali sperequazioni e ineguaglianze che continuano a esercitarsi su ambiente, risorse e corpi, umani e non. M. L.




THE SPECTRE OF MALTHUS, take us down into the depths of a salt mine to look the pointless logics that govern our relationship with other species in the face. The journey is a realisation of our being in the world, a species among other species, no longer with the phantom of domination over the rest of the planet, seen as an inexhaustible resource for the exponential growth of a small part of the world population. But the spectres from past eras that act on our present are many and various and, of these, the principle of coloniality is probably the legacy of modern times that brings together all the equally spectral imbalances and inequalities that continue to impinge upon the environment, resources and bodies, human and otherwise. M. L.

LO SPETTRO DI MALTHUS, 2020. Frame video, video in realtà virtuale, suono ASMR, colore, animazione, 4'30'' / The Spectre of Malthus, 2020. Video frame, VR video, color, ASMR sound, animation, 4'30''

Situazioni paradossali e immaginifiche, ci permettono in quest'ultima sua opera, LO SPETTRO DI MALTHUS, di scendere nelle profondità di una miniera di sale per guardare in faccia le logiche insensate che governano il nostro rapporto con le altre specie. Un viaggio che è una presa di coscienza rispetto al nostro essere al mondo, specie tra le specie, senza più il fantasma del dominio sul resto del pianeta, inteso come risorsa inesauribile a disposizione della crescita esponenziale di una piccola parte di popolazione mondiale. Ma gli spettri che agiscono da epoche passate sul nostro presente sono molteplici e, tra questi, il principio di colonialità è probabilmente l'eredità dei tempi moderni che raggruppa tutte quelle altrettanto spettrali sperequazioni e ineguaglianze che continuano a esercitarsi su ambiente, risorse e corpi, umani e non. M. L.




THE SPECTRE OF MALTHUS, take us down into the depths of a salt mine to look the pointless logics that govern our relationship with other species in the face. The journey is a realisation of our being in the world, a species among other species, no longer with the phantom of domination over the rest of the planet, seen as an inexhaustible resource for the exponential growth of a small part of the world population. But the spectres from past eras that act on our present are many and various and, of these, the principle of coloniality is probably the legacy of modern times that brings together all the equally spectral imbalances and inequalities that continue to impinge upon the environment, resources and bodies, human and otherwise. M. L

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA, 2020. 24 disegni, tecnica mista e collage 42 x 29 e 29 x 42 cm, 3 carrelli da mensa 175 X 59 X 67 e cm 175 x 46 x 67 cm, vassoi, vetri, vasca, terra, ø 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / PARADOXES OF PLENTY, 2020. 24 drawings and collage on paper 42 x 29 and 29 x 42 cm, 3 canteen trolleys 175 X 59 X 67 and 175 x 46 x 67 cm, trays, glasses, tank, soil, ø 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA titolo preso a prestito da un capitolo del libro Una storia commestibile dell'umanità del giornalista inglese Tom Standage che, nel suo saggio, ripercorre una certa idea di modernità attraverso la storia dell'agricoltura e del suo asservimento alla produzione di cibo come merce: con l'introduzione di monoculture, produzioni intensive, pesticidi, organismi geneticamente modificati e quanto ha permesso un presunto dominio dell'uomo sui cicli naturali della germinazione. Migliora ha realizzato una serie di ventinove collage, che mescolano la tecnica del disegno alla tradizione del papier collé, per raccontare le contraddizioni vissute in campo agricolo dalla prospettiva dagli agricoltori stessi, che fossero questi gli stagionali migranti dei nostri giorni, i braccianti delle piantagioni coloniali, oppure più semplicemente provenienti dal background contadino familiare dell'artista e dalla storia della sua famiglia. Le giustapposizioni rivelano l'intreccio di immaginari differenti, relativi a momenti storici diversi ma prossimi l'uno col l'altro, perché caratterizzati da un rapporto di dominio, controllo e sfruttamento dell'uomo nei confronti del mondo naturale. Il paradosso, come forma retorica, serve a illuminare l'assurdità di una situazione e le ventinove tavole sono esposte, a loro volta, in una situazione paradossale: ognuna di esse, infatti, è disposta su un vassoio da mensa posizionato in tre carrelli porta-vassoi a torre. Questi, a loro volta, affondano metà delle loro ruote in un terriccio vergine, non coltivato ma ricco di vita e di possibilità di ospitare nuove specie. M. L.




PARADOXES OF PLENTY, the title of the work is borrowed from a chapter in An Edible History of Humanity by the British journalist Tom Standage, who reconstructs a certain idea of modernity through the history of agriculture and its subjection to the production of food as a commodity with the introduction of monocultures, intensive production, pesticides, genetically modified organisms and everything else that has allowed humans their supposed control of the natural cycles of germination. Migliora produced a set of 29 collages that blend drawing with the papier collé tradition to speak about the contradictions experienced in the agricultural field from the perspective of the agricultural workers themselves, be they present-day seasonal migrants, labourers on colonial plantations or, more simply, people from the artist and her family's own rural background. The juxtapositions reveal the interplay of imaginaries that refer to different moments in history, but close to each other insofar as they are characterised by humans' domination, control and exploitation of the natural world. Paradox as a rhetorical device serves to illuminate the absurdity of a situation and the 29 tables are, in turn, displayed in a paradoxical situation: each one of them, in fact, is placed on a canteen tray in three rack trolleys.
The wheels of trolleys, in turn, are half- buried in virgin soil, uncultivated but conducive to the appearance of new species. M. L.

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA, 2020. 24 disegni, tecnica mista e collage 42 x 29 e 29 x 42 cm, 3 carrelli da mensa 175 X 59 X 67 e cm 175 x 46 x 67 cm, vassoi, vetri, vasca, terra, ø 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / PARADOXES OF PLENTY, 2020. 24 drawings and collage on paper 42 x 29 and 29 x 42 cm, 3 canteen trolleys 175 X 59 X 67 and 175 x 46 x 67 cm, trays, glasses, tank, soil, ø 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA titolo preso a prestito da un capitolo del libro Una storia commestibile dell'umanità del giornalista inglese Tom Standage che, nel suo saggio, ripercorre una certa idea di modernità attraverso la storia dell'agricoltura e del suo asservimento alla produzione di cibo come merce: con l'introduzione di monoculture, produzioni intensive, pesticidi, organismi geneticamente modificati e quanto ha permesso un presunto dominio dell'uomo sui cicli naturali della germinazione. Migliora ha realizzato una serie di ventinove collage, che mescolano la tecnica del disegno alla tradizione del papier collé, per raccontare le contraddizioni vissute in campo agricolo dalla prospettiva dagli agricoltori stessi, che fossero questi gli stagionali migranti dei nostri giorni, i braccianti delle piantagioni coloniali, oppure più semplicemente provenienti dal background contadino familiare dell'artista e dalla storia della sua famiglia. Le giustapposizioni rivelano l'intreccio di immaginari differenti, relativi a momenti storici diversi ma prossimi l'uno col l'altro, perché caratterizzati da un rapporto di dominio, controllo e sfruttamento dell'uomo nei confronti del mondo naturale. Il paradosso, come forma retorica, serve a illuminare l'assurdità di una situazione e le ventinove tavole sono esposte, a loro volta, in una situazione paradossale: ognuna di esse, infatti, è disposta su un vassoio da mensa posizionato in tre carrelli porta-vassoi a torre. Questi, a loro volta, affondano metà delle loro ruote in un terriccio vergine, non coltivato ma ricco di vita e di possibilità di ospitare nuove specie. M. L.




PARADOXES OF PLENTY, the title of the work is borrowed from a chapter in An Edible History of Humanity by the British journalist Tom Standage, who reconstructs a certain idea of modernity through the history of agriculture and its subjection to the production of food as a commodity with the introduction of monocultures, intensive production, pesticides, genetically modified organisms and everything else that has allowed humans their supposed control of the natural cycles of germination. Migliora produced a set of 29 collages that blend drawing with the papier collé tradition to speak about the contradictions experienced in the agricultural field from the perspective of the agricultural workers themselves, be they present-day seasonal migrants, labourers on colonial plantations or, more simply, people from the artist and her family's own rural background. The juxtapositions reveal the interplay of imaginaries that refer to different moments in history, but close to each other insofar as they are characterised by humans' domination, control and exploitation of the natural world. Paradox as a rhetorical device serves to illuminate the absurdity of a situation and the 29 tables are, in turn, displayed in a paradoxical situation: each one of them, in fact, is placed on a canteen tray in three rack trolleys.
The wheels of trolleys, in turn, are half- buried in virgin soil, uncultivated but conducive to the appearance of new species. M. L.


PARADOSSI DELL'ABBONDANZA, 2020. 24 disegni, tecnica mista e collage 42 x 29 e 29 x 42 cm, 3 carrelli da mensa 175 X 59 X 67 e cm 175 x 46 x 67 cm, vassoi, vetri, vasca, terra, ø 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / PARADOXES OF PLENTY, 2020. 24 drawings and collage on paper 42 x 29 and 29 x 42 cm, 3 canteen trolleys 175 X 59 X 67 and 175 x 46 x 67 cm, trays, glasses, tank, soil, ø 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA titolo preso a prestito da un capitolo del libro Una storia commestibile dell'umanità del giornalista inglese Tom Standage che, nel suo saggio, ripercorre una certa idea di modernità attraverso la storia dell'agricoltura e del suo asservimento alla produzione di cibo come merce: con l'introduzione di monoculture, produzioni intensive, pesticidi, organismi geneticamente modificati e quanto ha permesso un presunto dominio dell'uomo sui cicli naturali della germinazione. Migliora ha realizzato una serie di ventinove collage, che mescolano la tecnica del disegno alla tradizione del papier collé, per raccontare le contraddizioni vissute in campo agricolo dalla prospettiva dagli agricoltori stessi, che fossero questi gli stagionali migranti dei nostri giorni, i braccianti delle piantagioni coloniali, oppure più semplicemente provenienti dal background contadino familiare dell'artista e dalla storia della sua famiglia. Le giustapposizioni rivelano l'intreccio di immaginari differenti, relativi a momenti storici diversi ma prossimi l'uno col l'altro, perché caratterizzati da un rapporto di dominio, controllo e sfruttamento dell'uomo nei confronti del mondo naturale. Il paradosso, come forma retorica, serve a illuminare l'assurdità di una situazione e le ventinove tavole sono esposte, a loro volta, in una situazione paradossale: ognuna di esse, infatti, è disposta su un vassoio da mensa posizionato in tre carrelli porta-vassoi a torre. Questi, a loro volta, affondano metà delle loro ruote in un terriccio vergine, non coltivato ma ricco di vita e di possibilità di ospitare nuove specie. M. L.




PARADOXES OF PLENTY, the title of the work is borrowed from a chapter in An Edible History of Humanity by the British journalist Tom Standage, who reconstructs a certain idea of modernity through the history of agriculture and its subjection to the production of food as a commodity with the introduction of monocultures, intensive production, pesticides, genetically modified organisms and everything else that has allowed humans their supposed control of the natural cycles of germination. Migliora produced a set of 29 collages that blend drawing with the papier collé tradition to speak about the contradictions experienced in the agricultural field from the perspective of the agricultural workers themselves, be they present-day seasonal migrants, labourers on colonial plantations or, more simply, people from the artist and her family's own rural background. The juxtapositions reveal the interplay of imaginaries that refer to different moments in history, but close to each other insofar as they are characterised by humans' domination, control and exploitation of the natural world. Paradox as a rhetorical device serves to illuminate the absurdity of a situation and the 29 tables are, in turn, displayed in a paradoxical situation: each one of them, in fact, is placed on a canteen tray in three rack trolleys.
The wheels of trolleys, in turn, are half- buried in virgin soil, uncultivated but conducive to the appearance of new species. M. L.

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA, 2020. 24 disegni, tecnica mista e collage 42 x 29 e 29 x 42 cm, 3 carrelli da mensa 175 X 59 X 67 e cm 175 x 46 x 67 cm, vassoi, vetri, vasca, terra, ø 300 cm. Veduta dell'installazione, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza / PARADOXES OF PLENTY, 2020. 24 drawings and collage on paper 42 x 29 and 29 x 42 cm, 3 canteen trolleys 175 X 59 X 67 and 175 x 46 x 67 cm, trays, glasses, tank, soil, ø 300 cm. Installation view, Museo MA*GA, Gallarate. Foto di Renato Ghiazza

PARADOSSI DELL'ABBONDANZA titolo preso a prestito da un capitolo del libro Una storia commestibile dell'umanità del giornalista inglese Tom Standage che, nel suo saggio, ripercorre una certa idea di modernità attraverso la storia dell'agricoltura e del suo asservimento alla produzione di cibo come merce: con l'introduzione di monoculture, produzioni intensive, pesticidi, organismi geneticamente modificati e quanto ha permesso un presunto dominio dell'uomo sui cicli naturali della germinazione. Migliora ha realizzato una serie di ventinove collage, che mescolano la tecnica del disegno alla tradizione del papier collé, per raccontare le contraddizioni vissute in campo agricolo dalla prospettiva dagli agricoltori stessi, che fossero questi gli stagionali migranti dei nostri giorni, i braccianti delle piantagioni coloniali, oppure più semplicemente provenienti dal background contadino familiare dell'artista e dalla storia della sua famiglia. Le giustapposizioni rivelano l'intreccio di immaginari differenti, relativi a momenti storici diversi ma prossimi l'uno col l'altro, perché caratterizzati da un rapporto di dominio, controllo e sfruttamento dell'uomo nei confronti del mondo naturale. Il paradosso, come forma retorica, serve a illuminare l'assurdità di una situazione e le ventinove tavole sono esposte, a loro volta, in una situazione paradossale: ognuna di esse, infatti, è disposta su un vassoio da mensa posizionato in tre carrelli porta-vassoi a torre. Questi, a loro volta, affondano metà delle loro ruote in un terriccio vergine, non coltivato ma ricco di vita e di possibilità di ospitare nuove specie. M. L.





PARADOXES OF PLENTY, the title of the work is borrowed from a chapter in An Edible History of Humanity by the British journalist Tom Standage, who reconstructs a certain idea of modernity through the history of agriculture and its subjection to the production of food as a commodity with the introduction of monocultures, intensive production, pesticides, genetically modified organisms and everything else that has allowed humans their supposed control of the natural cycles of germination. Migliora produced a set of 29 collages that blend drawing with the papier collé tradition to speak about the contradictions experienced in the agricultural field from the perspective of the agricultural workers themselves, be they present-day seasonal migrants, labourers on colonial plantations or, more simply, people from the artist and her family's own rural background. The juxtapositions reveal the interplay of imaginaries that refer to different moments in history, but close to each other insofar as they are characterised by humans' domination, control and exploitation of the natural world. Paradox as a rhetorical device serves to illuminate the absurdity of a situation and the 29 tables are, in turn, displayed in a paradoxical situation: each one of them, in fact, is placed on a canteen tray in three rack trolleys.
The wheels of trolleys, in turn, are half- buried in virgin soil, uncultivated but conducive to the appearance of new species. M. L.



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