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2021

Navdanya (9 semi)

staccando l'ombra da terra

980°

2020

Lo spettro di Malthus - solo show

Germinal

paradossi dell'abbondanza

2019

canto libero

SOFFERTE ONDE SERENE

2018

voce del verbo avere - solo show

opera viva

2017

Fil de sëida

Schuld

velme - solo show

2016

Made in Italy

Forza Lavoro - solo show

2015

Un caso

Stilleven

Liberamente tratto da

2014

H317 - Può provocare una reazione- solo show

Un milione di alberi sacri e nessun dio

Rette incidenti

2013

Con la cultura non si mangia

Io in testa

M.

Aqua Micans - Hotel delle palme - solo show

2012

Capienza massima meno uno

Ginnastica dei ciechi la corsa al cerchio - solo show

Viaggio intorno alla mia camera

2011

Rada - solo show

tragedia in atto

Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia (2009 - 2011)

2010

Quando la strada guarda il cielo

Forever Overhead - solo show

2009

Pier Paolo Pasolini 2009

In love we trust

From here to Eternit

2008

Ground cover

My no man's land - solo show

2007

Bianca e il suo contrario - solo show

2006

(Pausa). Che tempo che fa? Lo stesso di sempre...

Talk to me

tanatosi - solo show

2005

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

2002

Efi

2001

59 Passi

Ad occhi aperti!

VOCE DEL VERBO AVERE, 2018, mostra personale, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, a cura di Valentina Bruschi, Beatrice Merz, foto di Sandro Scalia / solo show, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo; curated by Valentina Bruschi, Beatrice Merz, photo by Sandro Scalia

Le opere progettate dall'artista per l'ex-Monte dei Pegni di Santa Rosalia prendono avvio dal concetto di economia, a partire dalla scomposizione etimologica del termine in oikos (casa, intesa come famiglia, ma anche beni e comunità) e nomos (regola): al Monte di Pietà le persone indigenti erano costrette a impegnare i beni di famiglia (oikos), per cercare di adempiere alle norme imposte dallo Stato e dalla comunità e per assolvere i bisogni primari di sussistenza (nomos). I due termini rappresentano l'elemento concettuale comune in ogni opera in mostra, insieme alle tematiche del denaro, del cibo e della fame. L'ambiguità del denaro, che da un lato affranca dall'essere schiavo, ma dall'altro istituisce nuove schiavitù, costituisce l'unica mediazione tra opposti: abbondanza e assenza. Il rapporto tra cibo denaro è inscindibile, la fame è bisogno di cibo, l'instabilità economica porta all'insufficienza di denaro, ma Il denaro non si mangia. Dal denaro dipende l'accesso al cibo, bisogno primario per la sussistenza dell'essere umano: è quindi la fame in Voce del verbo avere è l'innesco per far leva e attivare analogie e dissonanze, relazioni tra pieno e vuoto, ricchezza e povertà, indigenza e sicurezza, nutrimento e astinenza, inclusione ed esclusione. Un altro termine sottotraccia a tutta la ricerca è transizione, il passaggio da un modo di essere a un altro, inteso nell'accezione propria della funzione del banco dei pegni, ovvero quella di convertire oggetti personali in denaro contante.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/mostre-esposizioni/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere-2/




The works created by the artist for the former Monte dei Pegni di Santa Rosalia stem from the concept of economy, starting from the etymological decomposition of the term into oikos (home, understood as family, but also goods and communities) and nomos (rule): at this ex pawn shop people were forced to commit family assets (oikos), to try and accomplish the rules imposed by the state and the community and to meet the basic needs of subsistence (nomos). These two terms represent the common conceptual element in every work on display, along with the themes of money, food and hunger. The ambiguity of money, which on the one hand frees a person from being a slave but, on the other, creates new slavery and is the only mediation between opposites: abundance and absence. The relationship between food and money is inseparable, hunger is food, economic instability leads to insufficient money, but money is not edible. Money depends on access to food, a primary need for the existence of the human being: it is therefore hunger in, Voce del verbo avere, the trigger to activate analogies and dissonances, relationships between fullness and emptiness, wealth and poverty, indigence and security, nurturing and abstinence, inclusion and exclusion. Another term underlying all the research is transition, like the transformation from one form of existence to another, understood in the meaning proper to the function of the pawn shop, that of converting personal items into cash.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin and Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/en/exhibitions/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere/

VOCE DEL VERBO AVERE, 2018, mandibola di squalo 26,5 x 23 cm, Dracma d'argento del 1930 ⌀ 2,5 cm, struttura di ferro 40 x 12 x 26,5 cm, veduta dell'installazione, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / Shark jaw 26.5 x 23 cm, Silver Dracma of 1930, ⌀ 2.5 cm, iron structure 40 x 12 x 26.5 cm, installation view, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, Foto by Sandro Scalia

L'opera, VOCE DEL VERBO AVERE, trae suggestione dall'obolo di Caronte, la moneta d'argento che nella mitologia greca e romana veniva posta nella bocca dei defunti affinché la consegnassero al traghettatore di anime per avere accesso al mondo dei morti. L'artista si riappropria della simbologia antica, ponendo una dracma greca degli anni trenta - moneta con la medesima iconografia dell'antico obolo, con la dea madre terra Demetra e la spiga di grano - sospesa all'interno di mandibola di squalo. VOCE DEL VERBO AVERE, allude al concetto di fame, in due differenti accezioni: la fame come bisogno, conseguenza della crisi economica di cui la Grecia è stata simbolo, e come brama insaziabile di potere, che il sistema capitalistico alimenta in un circolo vizioso che dove la fame e di conseguenza l'affamare, di cui l'obolo - nel suo significato contemporaneo di tassa - diventano simbolo.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/mostre-esposizioni/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere-2/ù




The work , VOCE DEL VERBO AVERE is inspired by Charon's obol, the silver coin that in Greek and Roman mythology was placed in the mouth of the dead, to be handed over to the boatman of souls to gain access to the world of the dead. The artist references the ancient symbology by placing a Greek drachma from the Thirties - a coin with the same iconography as the ancient obol, with the mother earth goddess Demeter and the wheat ear - suspended within a shark jaw. VOCE DEL VERBO AVERE, refers to the concept of hunger, in two different meanings: hunger as a need, a consequence of the economic crisis of which Greece was a symbol, and as an insatiable desire for power, which the capitalist system feeds in a vicious circle of which hunger and consequently starvation, from which the obol - in its contemporary meaning of tax - become a symbol.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/en/exhibitions/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere/


LA FABBRICA ILLUMINATA, 2017, 5 banchi da orafo, 5 sgabelli, utensili, blocchi di salgemma, 40 x 40 x 40 cm, corpi illuminanti, dimensioni ambiente, veduta dell'installazione, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / 5 goldsmiths' workbenches, 5 stools, hand tools, blocks of rock-salt, 40 x 40 x 40 cm, lights, setting dimensions. Installation view Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo. Foto di Sandro Scalia

L'opera LA FABBRICA ILUMINATA, realizzata originariamente dall'artista per la mostra personale dal titolo Velme, nel 2017 dalla Fondazione Merz a Ca' Rezzonico a Venezia, deve il titolo alla composizione omonima di Luigi Nono del 1964, dedicata agli operai della Italsider di Genova-Cornigliano per denunciare le condizioni di lavoro disumane degli operai. L'installazione si compone di cinque banchi da orafo su cui poggia un blocco di salgemma grezzo, come se fosse in procinto di essere lavorato. Il sale - elemento fondamentale nella storia commerciale del Mediterraneo, conosciuto anche come "oro bianco" - è scelto dall'artista come emblema dello sfruttamento delle risorse naturali e della forza lavoro necessaria alla sua trasformazione in merce e, quindi, in guadagno. Proprio dal sale deriva il termine salario, la retribuzione in denaro di un lavoratore: ancora una volta il passaggio di stato dei materiali (come in alchimia) richiama la relazione di tutti i lavori in mostra alla funzione del Monte di Pegni.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/mostre-esposizioni/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere-2/




The work LA FABBRICA ILUMINATA, was originally created by the artist for the solo exhibition entitled Velme, in 2017 for the Fondazione Merz at Ca 'Rezzonico in Venice, owes its title to the 1964 composition by Luigi Nono, dedicated to the Italsider workers of Genoa-Cornigliano, to denounce the inhumane working conditions of the workers. The installation consists of five goldsmiths' workbenches on which the artist has placed blocks of raw rock salt, as if it were about to be worked. Salt - a fundamental element in the commercial history of the Mediterranean, also known as "white gold" - is chosen by the artist as an emblem of the exploitation of natural resources and the work labour necessary for its transformation into goods and, therefore, into profits. The term salary, used to define the retribution of a worker, derives from salt: once again the passage of state of materials (as in alchemy) recalls the relation of all the works on show to the function of the former pawn shop.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.


http://fondazionemerz.org/en/exhibitions/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere/


LA FABBRICA ILLUMINATA, 2017, 5 banchi da orafo, 5 sgabelli, utensili, blocchi di salgemma, 40 x 40 x 40 cm, corpi illuminanti, dimensioni ambiente, veduta dell'installazione, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / 5 goldsmiths' workbenches, 5 stools, hand tools, blocks of rock-salt, 40 x 40 x 40 cm, lights, setting dimensions. Installation view Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo. Foto di Sandro Scalia

L'opera LA FABBRICA ILLUMINATA, realizzata originariamente dall'artista per la mostra personale dal titolo Velme, nel 2017 dalla Fondazione Merz a Ca' Rezzonico a Venezia, deve il titolo alla composizione omonima di Luigi Nono del 1964, dedicata agli operai della Italsider di Genova-Cornigliano per denunciare le condizioni di lavoro disumane degli operai. L'installazione si compone di cinque banchi da orafo su cui poggia un blocco di salgemma grezzo, come se fosse in procinto di essere lavorato. Il sale - elemento fondamentale nella storia commerciale del Mediterraneo, conosciuto anche come "oro bianco" - è scelto dall'artista come emblema dello sfruttamento delle risorse naturali e della forza lavoro necessaria alla sua trasformazione in merce e, quindi, in guadagno. Proprio dal sale deriva il termine salario, la retribuzione in denaro di un lavoratore: ancora una volta il passaggio di stato dei materiali (come in alchimia) richiama la relazione di tutti i lavori in mostra alla funzione del Monte di Pegni.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

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The work LA FABBRICA ILLUMINATA, was originally created by the artist for the solo exhibition entitled Velme, in 2017 for the Fondazione Merz at Ca 'Rezzonico in Venice, owes its title to the 1964 composition by Luigi Nono, dedicated to the Italsider workers of Genoa-Cornigliano, to denounce the inhumane working conditions of the workers. The installation consists of five goldsmiths' workbenches on which the artist has placed blocks of raw rock salt, as if it were about to be worked. Salt - a fundamental element in the commercial history of the Mediterranean, also known as "white gold" - is chosen by the artist as an emblem of the exploitation of natural resources and the work labour necessary for its transformation into goods and, therefore, into profits. The term salary, used to define the retribution of a worker, derives from salt: once again the passage of state of materials (as in alchemy) recalls the relation of all the works on show to the function of the former pawn shop.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.

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PANE DI BOCCA, 2018, 7 pinze odontoiatriche di acciaio, da 15,2 x 2,9 x 1 cm a 17,1 x 3 x 1 cm, 7 fedi nuziali di latta incise oro alla patria 18-11-35-XIV, dimensioni ambientali, dettaglio, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / 7 steel dental forceps, from 15.2 x 2.9 to 17.1 x 3 x 1 cm, 7 tin engraved wedding rings engraved oro alla patria 18-11-35-XIV, setting dimensions, detail, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto by Sandro Scalia

L'installazione PANE DI BOCCA è costituita da sette fedi originali del 1935 che recano l'incisione "oro alla patria 18-11-35-XIV" strette nelle morse di pinze odontoiatriche dentate. La Giornata della fede, fu una campagna di propaganda promossa dal regime fascista rivolta al popolo italiano a sostegno della guerra in Etiopia, chiamato a consegnare alla Patria le proprie fedi nuziali, ricevendo in cambio un anello di latta inciso, come quelli che sono parte dell'opera. Il lavoro allude al concetto di fede, nel binomio dare-avere tra l'autorità dello Stato e il popolo che lo abita, e alla pratica di transizione a partire da un patrimonio di valore affettivo e personale comune anche alla funzione del Monte dei Pegni.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/mostre-esposizioni/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere-2/ù



The installation, PANE DI BOCCA, is made up of seven 1935 original wedding rings that bear the engraving "oro alla patria 18-11-35-XIV" held in the clamps of dented dental pincers. La Giornata della fede (The Day of the wedding ring), was a propaganda campaign promoted by the fascist regime aimed at the Italian population in support of the war in Ethiopia. The population was called to hand over their wedding rings to the homeland, receiving in exchange an engraved tin ring, like the ones that are part of the work. The installation refers to the concept of faith, in the combination of giving-receiving between the authority of the State and the people who inhabit it, and to the practice of transition starting from a patrimony of affective and personal values also referencing the function of former pawn shop.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.

http://fondazionemerz.org/en/exhibitions/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere/

PANE DI BOCCA, 2018, 7 pinze odontoiatriche di acciaio, da 15,2 x 2,9 x 1 cm a 17,1 x 3 x 1 cm, 7 fedi nuziali di latta incise oro alla patria 18-11-35-XIV, dimensioni ambientali, dettaglio, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / 7 steel dental forceps, from 15.2 x 2.9 to 17.1 x 3 x 1 cm, 7 tin engraved wedding rings engraved oro alla patria 18-11-35-XIV, setting dimensions, detail, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto by Sandro Scalia

L'installazione PANE DI BOCCA è costituita da sette fedi originali del 1935 che recano l'incisione "oro alla patria 18-11-35-XIV" strette nelle morse di pinze odontoiatriche dentate. La Giornata della fede, fu una campagna di propaganda promossa dal regime fascista rivolta al popolo italiano a sostegno della guerra in Etiopia, chiamato a consegnare alla Patria le proprie fedi nuziali, ricevendo in cambio un anello di latta inciso, come quelli che sono parte dell'opera. Il lavoro allude al concetto di fede, nel binomio dare-avere tra l'autorità dello Stato e il popolo che lo abita, e alla pratica di transizione a partire da un patrimonio di valore affettivo e personale comune anche alla funzione del Monte dei Pegni.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

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The installation, PANE DI BOCCA, is made up of seven 1935 original wedding rings that bear the engraving "oro alla patria 18-11-35-XIV" held in the clamps of dented dental pincers. La Giornata della fede (The Day of the wedding ring), was a propaganda campaign promoted by the fascist regime aimed at the Italian population in support of the war in Ethiopia. The population was called to hand over their wedding rings to the homeland, receiving in exchange an engraved tin ring, like the ones that are part of the work. The installation refers to the concept of faith, in the combination of giving-receiving between the authority of the State and the people who inhabit it, and to the practice of transition starting from a patrimony of affective and personal values also referencing the function of former pawn shop.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.

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PANE DI BOCCA, 2018, 7 pinze odontoiatriche di acciaio, da 15,2 x 2,9 x 1 cm a 17,1 x 3 x 1 cm, 7 fedi nuziali di latta incise oro alla patria 18-11-35-XIV, dimensioni ambientali. Foto di Sandro Scalia / 7 steel dental forceps, from 15.2 x 2.9 cm to 17.1 x 3 x 1 cm, 7 tin engraved wedding rings engraved oro alla patria 18-11-35-XIV, setting dimensions. Foto by Sandro Scalia

L'installazione PANE DI BOCCA è costituita da sette fedi originali del 1935 che recano l'incisione "oro alla patria 18-11-35-XIV" strette nelle morse di pinze odontoiatriche dentate. La Giornata della fede, fu una campagna di propaganda promossa dal regime fascista rivolta al popolo italiano a sostegno della guerra in Etiopia, chiamato a consegnare alla Patria le proprie fedi nuziali, ricevendo in cambio un anello di latta inciso, come quelli che sono parte dell'opera. Il lavoro allude al concetto di fede, nel binomio dare-avere tra l'autorità dello Stato e il popolo che lo abita, e alla pratica di transizione a partire da un patrimonio di valore affettivo e personale comune anche alla funzione del Monte dei Pegni.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

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The installation, PANE DI BOCCA, is made up of seven 1935 original wedding rings that bear the engraving "oro alla patria 18-11-35-XIV" held in the clamps of dented dental pincers. La Giornata della fede (The Day of the wedding ring), was a propaganda campaign promoted by the fascist regime aimed at the Italian population in support of the war in Ethiopia. The population was called to hand over their wedding rings to the homeland, receiving in exchange an engraved tin ring, like the ones that are part of the work. The installation refers to the concept of faith, in the combination of giving-receiving between the authority of the State and the people who inhabit it, and to the practice of transition starting from a patrimony of affective and personal values also referencing the function of former pawn shop.

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VOCE DEL VERBO AVERE, 2018, mandibola di squalo 26,5 x 23 cm, Dracma d'argento del 1930 ⌀ 2,5 cm, struttura di ferro 40 x 12 x 26,5 cm, veduta dell'installazione, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / Shark jaw 26.5 x 23 cm, Silver Dracma of 1930, ⌀ 2.5 cm, iron structure 40 x 12 x 26.5 cm, installation view, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, Foto by Sandro Scalia

L'opera, VOCE DEL VERBO AVERE, trae suggestione dall'obolo di Caronte, la moneta d'argento che nella mitologia greca e romana veniva posta nella bocca dei defunti affinché la consegnassero al traghettatore di anime per avere accesso al mondo dei morti. L'artista si riappropria della simbologia antica, ponendo una dracma greca degli anni trenta - moneta con la medesima iconografia dell'antico obolo, con la dea madre terra Demetra e la spiga di grano - sospesa all'interno di mandibola di squalo. Voce del verbo avere, allude al concetto di fame, in due differenti accezioni: la fame come bisogno, conseguenza della crisi economica di cui la Grecia è stata simbolo, e come brama insaziabile di potere, che il sistema capitalistico alimenta in un circolo vizioso che dove la fame e di conseguenza l'affamare, di cui l'obolo - nel suo significato contemporaneo di tassa - diventano simbolo.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.

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The work, VOCE DEL VERBO AVERE, is inspired by Charon's obol, the silver coin that in Greek and Roman mythology was placed in the mouth of the dead, to be handed over to the boatman of souls to gain access to the world of the dead. The artist references the ancient symbology by placing a Greek drachma from the Thirties - a coin with the same iconography as the ancient obol, with the mother earth goddess Demeter and the wheat ear - suspended within a shark jaw. Voce del verbo avere, refers to the concept of hunger, in two different meanings: hunger as a need, a consequence of the economic crisis of which Greece was a symbol, and as an insatiable desire for power, which the capitalist system feeds in a vicious circle of which hunger and consequently starvation, from which the obol - in its contemporary meaning of tax - become a symbol.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.

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L'ARTE DELLA FAME, 2018, carousel, 3 tassidermie di allodole motorizzate, pepita d'oro 22 kt, 1,5 x 1,5 cm, motore picoidale su cuscinetti 12 v, trasformatore, 90 x 110 cm, specchio ⌀ 220 cm, vista dell'installazione, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto di Sandro Scalia / carousel, 3 taxidermies of motorized larks, 22 kt gold nugget, 1.5 x 1.5 cm, picoidal motor on 12 v bearings, transformer, mirror ⌀ 220, installation view, Ex-Monte dei pegni di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo, foto by Sandro Scalia

Il progetto prende avvio da un richiamo in uso per la caccia. L'installazione, che deve il suo titolo al saggio di Paul Auster, è un carosello in cui tre tassidermie di allodole motorizzate rincorrono in un circuito perpetuo una pepita d'oro che, per sua natura, ricorda una mollica di pane. L'opera concettualmente richiama la struttura lignea del deposito dell'ex-Monte dei Pegni, costituita da un complesso ligneo di linee verticali e orizzontali che si intersecano su più piani, a formare una sorta di grande voliera/gabbia.

Le opere sono state realizzate con il supporto della Fondazione Merz, Torino; Fondazione Sicilia, Palermo.
http://fondazionemerz.org/mostre-esposizioni/marzia-migliora-voce-del-verbo-avere-2/ù




The project stems from a bird caller used for hunting. The installation, which owes its title to the essay by Paul Auster, is a carousel in which three taxidermies of motorized larks chase a gold nugget in a perpetual circuit. The gold nugget, by its very nature, resembles a bread crumb. The work conceptually recalls the wooden structure of the deposit of the former pawn shop, consisting of a complex wooden structure of vertical and horizontal lines that intersect on several floors, forming a sort of large aviary/cage.

The works was produced with the support of Fondazione Merz, Turin; Fondazione Sicilia, Palermo.

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A DORA D., 2018, stampa fotografica fine art ai pigmenti, 90 X 135 cm / fine art archival pigment print, 90 x 135 cm

Nella fotografia dal titolo A DORA D., realizzata all'ex-Monte dei Pegni di Palazzo Branciforte di Palermo, il corpo dell'artista è in dialogo con la struttura a griglia che connota l'architettura lignea del deposito, in cui le linee verticali e orizzontali s'intersecano su più piani come sbarre di una gabbia. L'opera è un omaggio a Dora Diamant, la donna che si prese cura di Franz Kafka nella fase terminale della sua vita quando l'autore scrisse il suo ultimo racconto intitolato Un digiunatore (1922), il cui protagonista si esibiva pubblicamente in una gabbia sorvegliato da tre guardiani, trovandosi nella situazione paradossale di guadagnarsi il pane digiunando.

 



Marzia Migliora entrusts the work A DORA D., created within the former pawn shop, the leading image of the exhibition. In the photograph the body of the artist is in dialogue with the grid structure that characterizes the wooden architecture of the space, in which the vertical and horizontal lines intersect on several levels like the bars of a cage. The work is a tribute to Dora Diamant, the woman who took care of Franz Kafka in the terminal phase of his life, when the author wrote his latest short story entitled, A Hunger Artist (1922), whose protagonist was publicly exhibited in a cage guarded by three attendants, finding himself in the paradoxical situation of earning his bread by fasting.

Contacts
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Galleria Lia Rumma, Milan/Naples

https://www.liarumma.it/artisti/marzia-migliora

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Marzia Migliora

mm@marziamigliora.com

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