Le tre opere (collage e disegno) realizzate da Marzia Migliora in occasione della mostra "La Vita nova: l'amore in Dante nello sguardo di dieci artiste" a cura di Alessandra Mammì, dal titolo PARADOSSI DELL'ABBONDANZA, NAVDANYA (9 SEMI), hanno come tema centrale la figura della donna. Ma non, come in Dante, una donna ideale, una figura che, grazie all'amore che sa instillare nel cuore degli uomini è in grado di avvicinarli all'Amore supremo di Dio.
No, in questo caso è la donna che lavora nei campi, che si prende cura della produzione del cibo e del sostentamento dei suoi cari a essere foriera di cambiamento e di crescita morale e spirituale.
È la sua attenzione e la sua cura per la vita nelle sue differenti forme a essere fonte di ispirazione e di illuminazione.
L'artista, attraverso la rappresentazione grafica del numero nove, che ricorre come costrante simbolica nella Vita nuova e che compare in ognuna delle tre tavole, vuole omaggiare la forza vitale e di cambiamento promossa da Navdanya (9 semi), l'organizzazione dedita alla tutela della biodiversità e delle piccole realtà agricole che ha dato vita a una incredibile banca di semi, tra le altre iniziative, fondata nel 1987 dall'attivista Vandana Shiva a Dehradun (India).
Navdanya promuove sistemi di agricoltura sostenibile, lotta per il miglioramento della condizione femminile in India, educa i contadini e invita gli agricoltori a utilizzare metodi di coltivazione tradizionale.
Navdanya prende il suo nome da un rituale, diffuso tra le famiglie del sud dell'India, di piantare 9 semi durante la festività di Navaratri, dedicata a tutte le espressioni femminili di Dio.
Dopo 9 giorni, le donne portano i vasi con i semi al fiume per confrontare i risultati e individuare quale semi si sono comportati meglio. Si organizzano quindi gli scambi, di modo che tutte le famiglie del villaggio possano piantare i migliori semi a disposizione. È un rituale simbolico, ma che ha una valenza molto concreta: la cooperazione tra le donne porta a un raccolto migliore, che darà benificio a tutti: alle loro famiglie, ai loro uomini e a tutti i componenti della loro comunità.
Le donne sono, quindi, portatrici di cambiamento, di consapevolezza (si pensi al differente approccio, rispettoso delle esigenze della terra, in netto contrasto con un'agricoltura industriale votata unicamente alla resa e al profitto) e di miglioramento delle condizioni di vita.
No, in questo caso è la donna che lavora nei campi, che si prende cura della produzione del cibo e del sostentamento dei suoi cari a essere foriera di cambiamento e di crescita morale e spirituale.
È la sua attenzione e la sua cura per la vita nelle sue differenti forme a essere fonte di ispirazione e di illuminazione.
L'artista, attraverso la rappresentazione grafica del numero nove, che ricorre come costrante simbolica nella Vita nuova e che compare in ognuna delle tre tavole, vuole omaggiare la forza vitale e di cambiamento promossa da Navdanya (9 semi), l'organizzazione dedita alla tutela della biodiversità e delle piccole realtà agricole che ha dato vita a una incredibile banca di semi, tra le altre iniziative, fondata nel 1987 dall'attivista Vandana Shiva a Dehradun (India).
Navdanya promuove sistemi di agricoltura sostenibile, lotta per il miglioramento della condizione femminile in India, educa i contadini e invita gli agricoltori a utilizzare metodi di coltivazione tradizionale.
Navdanya prende il suo nome da un rituale, diffuso tra le famiglie del sud dell'India, di piantare 9 semi durante la festività di Navaratri, dedicata a tutte le espressioni femminili di Dio.
Dopo 9 giorni, le donne portano i vasi con i semi al fiume per confrontare i risultati e individuare quale semi si sono comportati meglio. Si organizzano quindi gli scambi, di modo che tutte le famiglie del villaggio possano piantare i migliori semi a disposizione. È un rituale simbolico, ma che ha una valenza molto concreta: la cooperazione tra le donne porta a un raccolto migliore, che darà benificio a tutti: alle loro famiglie, ai loro uomini e a tutti i componenti della loro comunità.
Le donne sono, quindi, portatrici di cambiamento, di consapevolezza (si pensi al differente approccio, rispettoso delle esigenze della terra, in netto contrasto con un'agricoltura industriale votata unicamente alla resa e al profitto) e di miglioramento delle condizioni di vita.
For the exhibition "La vita nova: l'amore in Dante nello sguardo di dieci artiste", curated by Alessandra Mammì, Marzia Migliora created three works (drawing and collage) entitled PARADOXES OF PLENTY, NAVDANYA (9 SEEDS), whose central theme is the figure of the woman. However, this is not an ideal woman, as in Dante's conception, someone who because of the love that she instills in the hearts of men brings them closer to the supreme Love of God. No, in this case the harbinger of change and moral and spiritual growth is the woman who works in the fields, who takes care of the production of food and the sustenance of her loved ones. Her source of inspiration and enlightenment is the attention and care she gives to life in all its different forms. The artist, through the graphic representation of the number nine, which recurs as a symbolic constant in Vita nuova and in each of the three works, wanted to pay homage to the vitality and force for change promoted by Navdanya (9 seeds), an organization dedicated to the protection of biodiversity and small-scale agriculture that has established, among other things, an incredible seed bank, founded by activist Vandana Shiva in Dehradun (India) in 1987. Navdanya promotes systems of sustainable agriculture and fights for the improvement of the condition of women in India, educating farmers and inviting them to use traditional methods of agriculture. The name Navdanya comes from a ritual, common among South Indian families, that involves planting 9 seeds during Navaratri, a celebration dedicated to all the female expressions of God. After 9 days, the women bring the pots with the planted seeds to the river where they compare results and identify the seeds that performed best. Exchanges are then arranged, so that all the families in the village can plant the best seeds available. It is a symbolic ritual, but its value is very tangible. The cooperation between women leads to a better harvest, beneficial for all: their families, their men and the members of their communities. Hence women become bearers of change and new forms of awareness (consider the different approach, respectful of the needs of the land, in sharp contrast with industrial agriculture which is devoted solely to yield and profit), as well as carriers of improved living conditions.